Da Londra a New York: il 2016 è stato l’anno della ‘nduja, o meglio della scoperta di questa magica pietanza da parte degli chef stranieri: l’agenzia di stampa Bloomberg ha spiegato come il celebre insaccato piccante calabrese abbia conquistato il cuore di inglesi e americani, cioè si può afffermare che la ‘nduja piace anche agli inglesi ed americani.
“Sta bene con tutto, dalla burrata ai crostacei alla pizza, e si abbina bene alla pasta. È come se fosse un olio piccante non vegetariano”, ha spiegato Jacob Kenedy, lo chef del ristorante Bocca di Lupo, vicino a Piccadilly Circus, a Londra. Kenedy è uno dei cuochi responsabili della popolarità della ‘nduja a Londra, dal momento che ogni giorno la propone in diverse varianti. “La ‘nduja è diventata popolare perché è piccante e sa di maiale e queste due cose vanno alla grande insieme”, ha aggiunto.
Anche April Bloomfield, chef del ristorante The Spotted Pig di New York, è fan dell’insaccato.
“È cool cucinare con la ‘nduja”, afferma lo chef stellato Jason Atherton, che serve i suoi piatti nel distretto finanziario di Londra.
Di questo particolare sapore italiano sembra proprio che i palati stranieri non possano più a fare a meno. E a dimostrarlo è il fatto che, entro l’anno prossimo, è previsto il lancio sul mercato Usa di un primo piatto di pasta già pronto e condito proprio con la ‘nduja. E di recente è stata prodotta una versione americana del condimento calabrese, realizzata nell’Iowa dall’azienda italo-americana La Quercia.
Ma di cosa si tratta? La ‘nduja calabrese è un singolare insaccato molto saporito, che lontanamente ricorda il salame di trippa francese detto andouille e la sobrasada, la tipica soppressata spagnola.
Originaria delle zone del Monte Poro, in Calabria, precisamente di Spilinga, paese tra l’Altopiano di Poro e Tropea, la ‘nduja è nata come prodotto povero, realizzato in passato dai contadini per non sprecare le rimanenze di carne suina.
Infatti l’insaccato è composto da carni di diversi tagli, di solito i meno pregiati, come fegato, lardo, polmone, triturati e insaccati in un budello animale. A conferire il particolare sapore è il peperoncino calabrese che viene utilizzato per aromatizzare l’impasto.
Dopo la preparazione, segue un’affumicatura con legna resinosa e aromatica. La stagionatura dura dai 6 mesi ai 2 anni, ma l’insaccato può essere conservato anche per un anno, acquisendo sempre maggior sapore con il passare del tempo.
La sua versatilità è il suo pregio: se utilizzata in un piatto o su un alimento caldi, il calore consente al grasso di sciogliersi e al peperoncino di sprigionare tutto il suo aroma. Irresistibile: direbbero in molti.